Perché amiamo l’Hate Watching? Il marketing dietro i contenuti che odiamo (ma guardiamo lo stesso)

Se ti è mai capitato di guardare un film, una serie o un reality show pur sapendo che l’avresti trovato pessimo, ma senza riuscire a smettere, allora hai sperimentato l’hate watching. Questo fenomeno, che sembra un paradosso, è in realtà una strategia di marketing sempre più diffusa.

Ma, come mai siamo attratti dai contenuti che critichiamo? E come le aziende sfruttano questa nostra debolezza per trasformare un flop annunciato in un successo commerciale?

Cos’è l’Hate Watching?

Il termine hate watching si riferisce all’atto di guardare un contenuto pur provando un senso di fastidio o frustrazione nei suoi confronti. Questo comportamento non riguarda solo i film o le serie TV, ma anche reality show, talk show e persino trasmissioni di approfondimento che suscitano forti reazioni negative.

In sostanza, è il motivo per cui programmi criticati per la loro superficialità o per la qualità discutibile finiscono per avere un enorme successo. Perché, anche se li detestiamo, continuiamo a guardarli, a parlarne e a generarne visibilità.

Esempi di hate watching sono ovunque:

  • Un film con recensioni pessime che diventa virale perché “è talmente brutto che va visto“.
  • Un reality trash che viene criticato per i suoi protagonisti stereotipati, ma che tutti continuano a seguire.
  • Una serie TV di cui si dice “questa stagione è orribile” ma che nessuno smette di guardare.

La domanda, però, è: perché lo facciamo?

Le ragioni psicologiche dietro l’Hate Watching

Guardare un contenuto che non ci piace sembra un controsenso, eppure esistono motivi ben precisi dietro questo comportamento.

La dissonanza cognitiva

Secondo la teoria della dissonanza cognitiva, il nostro cervello è attratto dalle contraddizioni.
Se qualcosa ci infastidisce, vogliamo capirne il motivo, analizzarlo, criticarlo. L’hate watching diventa così un modo per risolvere questa tensione: se una serie ci irrita, la guardiamo fino alla fine per confermare che abbiamo ragione a trovarla pessima.

Il FOMO (Fear of Missing Out)

Viviamo in un’epoca in cui tutto si consuma rapidamente, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento.
Se un film o una serie genera discussioni, sentiamo il bisogno di guardarlo per non restare esclusi.
Anche se sappiamo che non ci piacerà, vogliamo far parte del dibattito.

Il Piacere della Critica

Commentare con sarcasmo, ridere degli errori, indignarsi per una trama assurda: l’hate watching diventa un’esperienza sociale. Guardiamo contenuti “inguardabili” per il piacere di criticarli con gli amici o sui social, trasformandoli in meme e discussioni virali.

L’Attrazione per lo Scandalo

La nostra attenzione è naturalmente attratta da ciò che genera scandalo o indignazione. Contenuti controversi, stereotipi eccessivi, errori di produzione: tutto ciò che è “sbagliato” cattura la nostra curiosità. È lo stesso motivo per cui i titoli di giornale sensazionalistici funzionano così bene.

Come il Marketing Sfrutta l’Hate Watching

Le piattaforme di streaming e le case di produzione hanno capito che l’odio genera engagement, e molte strategie di marketing puntano proprio su questo. Vediamo come.

Creare la polemica per aumentare la visibilità

Oggi il passaparola è la forma di pubblicità più potente. Un film o una serie che genera polemica ottiene automaticamente attenzione. Se tutti ne parlano, persino chi non è interessato finirà per guardarlo.

📌 Caso studio: Il film Don’t Worry Darling (2022) è stato più discusso per i gossip e le tensioni dietro le quinte che per la sua qualità cinematografica. Eppure, proprio questa attenzione mediatica lo ha reso un successo commerciale.

Il trash che funziona

I reality show sono il miglior esempio di come l’hate watching possa essere sfruttato per ottenere ascolti record. Programmi pieni di litigi, personaggi sopra le righe e momenti imbarazzanti funzionano perché il pubblico ama giudicare e commentare.

📌 Caso studio: Love Is Blind e Too Hot to Handle sono stati criticati per la loro superficialità, ma proprio per questo sono diventati fenomeni virali.

L’effetto “So bad it’s good”

Alcuni film e serie TV sono così assurdi da diventare cult. Invece di cercare la qualità, puntano sull’essere volutamente esagerati e sopra le righe, rendendosi perfetti per l’hate watching.

📌 Caso studio: Sharknado e The Room sono diventati leggendari proprio perché talmente brutti da essere irresistibili.

L’Hate Watching ha delle conseguenze?

Anche se l’hate watching può sembrare innocuo, ha un impatto concreto sul mercato dell’intrattenimento. Ogni visualizzazione conta, e più un contenuto viene guardato, più i produttori saranno incentivati a crearne altri simili.

Le implicazioni dell’Hate Watching

  • Alimenta la produzione di contenuti mediocri – Se anche i film e le serie di scarsa qualità ottengono successo, le case di produzione non avranno motivi per puntare su prodotti migliori.
  • Distorce il mercato – Un reality trash che genera milioni di visualizzazioni può essere più redditizio di una serie ben scritta ma meno virale.
  • Sfrutta la negatività per guadagnare – I produttori sanno che la polemica genera visibilità e la usano strategicamente.

Quindi, la prossima volta che inizi a guardare un contenuto solo per criticarlo, chiediti: vale la pena regalargli un’altra visualizzazione?

Dovremmo smettere di fare Hate Watching?

L’hate watching è diventato una parte inevitabile della cultura pop. Ci piace parlare di ciò che non ci convince, ridere di film e serie assurdi e partecipare ai dibattiti online. Ma è importante essere consapevoli del fatto che ogni nostra visualizzazione ha un impatto.
Se vogliamo un’industria dell’intrattenimento con prodotti di qualità, forse dovremmo smettere di premiare ciò che detestiamo. O almeno, pensarci due volte prima di premere “play” su un contenuto che sappiamo ci farà arrabbiare.

E tu? Qual è il contenuto che hai guardato solo per criticarlo?