Nell’immaginario collettivo STARTUP è sinonimo di innovazione tecnologica.
E’ vero in buona parte del mondo, ma non in Italia.
Secondo il Report Startup SEO 2016 di Instilla, solo il 58% delle startup italiane iscritte al registro italiano possiede un sito. La cosa sarebbe già di per se molto inquietante (visto che stiamo parlando di più di una startup su due), ma la situazione è ancora peggiore.
Analizzando i dati solo una su tre, cioè il 31%, ha un sito che risponde ai requisiti minimi di performance e questo dato cala tristemente al 9% se consideriamo le startup che hanno un sito veramente performante.
Per performante non intendiamo contenuti innovativi con soluzioni strabilianti, ma di avere un sito ottimizzato per gli smartphone e tablet con una velocità di caricamento pagine adeguata.
Questo scenario disarmante è dovuto principalmente al fatto che in Italia il proprio sito viene considerato come un atto dovuto, non uno strumento marketing fondamentale per lo sviluppo dell’azienda.
Il dato purtroppo non riguarda solo le startup, ma tutte le piccole e medie imprese italiane.
Due anni fa, in occasione della mia presentazione al TEDx, analizzavo il panorama delle PMI: di fatto i dati relativi erano pressochè sovrapponibili e delineavano una situazione desolante.
Il sito deve essere semplice, alla portata di tutti, ma al contempo professionale e con immagini che rappresentano quello che sei e la tua eccellenza; deve essere la tua vetrina!
Devi invogliare i possibili clienti ad entrare e conoscerti.
Non solo: il tuo sito deve essere in grado di farti trovare e soprattutto deve interagire con il cliente nel tempo. Un sito abbandonato e non continuamente aggiornato ha un effetto disarmante su chi ti sta cercando.
Chi vuole avere un sito deve assolutamente comprendere che è uno strumento vitale per l’azienda e non un atto dovuto.
E questo strumento deve essere creato da dei professionisti, proprio perché solo creando basi solide ed efficienti potremo avere una vetrina importante e funzionale affacciata sul futuro.